Maurizio Grosso, Segretario Generale del Sindacato SiFUS, ha recentemente espresso una dura critica nei confronti della decisione del governo Bardi di approvare un significativo aumento del budget destinato al personale di supporto per i consiglieri regionali. Questo incremento, pari a circa 500 mila euro all’anno, ha sollevato un’ondata di indignazione tra i lavoratori e i cittadini, in particolare tra quelli che vivono in condizioni di difficoltà economica e sociale.
Grosso sottolinea con fermezza le condizioni precarie in cui si trovano i lavoratori ex TIS (Lavoratori di Interventi Straordinari) e RMI (Reddito Minimo di Inserimento), che sono costretti a fare i conti con ritardi nei pagamenti e condizioni di lavoro inaccettabili. Questa realtà drammatica si contrappone in modo sconcertante all’aumento di spesa approvato per il personale dei consiglieri regionali, in un contesto di crescente disoccupazione e impoverimento delle famiglie.
In una nota infuocata, Grosso accusa il governo di dimostrare un cinico disprezzo verso le vere necessità della popolazione. Evidenzia come, mentre molti cittadini si trovano a lottare per mettere insieme il pranzo con la cena, e mentre la situazione dei lavoratori forestali precari continua a deteriorarsi, l’aumento dei fondi per il personale dei consiglieri rappresenti una beffa e un insulto alla dignità di chi si trova in difficoltà.
Il Segretario del SiFUS denuncia anche il silenzio delle principali organizzazioni sindacali come Cgil, Cisl e Uil, che sembrano evitare di opporsi a tale decisione per non rischiare di essere escluse dai tavoli istituzionali, lasciando così il campo libero a scelte politiche che aggravano ulteriormente la situazione dei più deboli.
In risposta a questa situazione, il SiFUS si impegna a fare tutto il possibile per contrastare questa legge, e, se tecnicamente fattibile, a sostenere il referendum promosso dallo SPI (Sindacato Pensionati Italiani). Grosso conclude con un appello appassionato per la difesa dei diritti dei lavoratori e per una maggiore equità nella distribuzione delle risorse pubbliche, sottolineando l’importanza di dare voce a chi è rimasto inascoltato in questa battaglia per la giustizia sociale.