Leonardo Di Gioia rompe il silenzio con un intervento social che ha attirato l’attenzione, rispondendo a un’osservazione di Rosa Barone, consigliera regionale ed ex assessora al Welfare. Il contesto è il recente addio di Giorgio Lovecchio al Movimento 5 Stelle (M5S), che, dopo essere stato eletto due volte grazie al simbolo del partito, ha deciso di passare tra le fila di Forza Italia. L’immagine di Lovecchio sorridente accanto ad Antonio Tajani durante la firma del suo nuovo percorso politico ha generato non poche reazioni. Il passaggio sembra garantirgli la possibilità di candidarsi nuovamente, aggirando la regola interna del M5S che vieta il terzo mandato parlamentare.
Rosa Barone ha colto l’occasione per esprimere il suo punto di vista su questo tipo di trasformismo politico, facendo leva su un concetto di lealtà che sembra essere al centro della sua riflessione. In un post, ha esaltato i valori di fedeltà al simbolo del Movimento 5 Stelle, sottolineando l’importanza di rimanere saldi a chi ha dato fiducia per servire la comunità. Il suo intervento è stato una sorta di richiamo a una politica vissuta come servizio, lontana da opportunismi e facili cambiamenti di bandiera.
La riflessione di Barone non è però passata inosservata agli occhi di Leonardo Di Gioia, che ha deciso di replicare pur mantenendo rispetto e stima nei suoi confronti. Di Gioia, con un passato politico variegato che lo ha visto collaborare sia con il centrosinistra di Nichi Vendola e Michele Emiliano, sia sostenere la coalizione di Pippo Cavaliere a Foggia, ha messo in luce una contraddizione. Secondo lui, il “mondo politico mutevole” condannato da Barone sarebbe in realtà alimentato anche da chi, come i pentastellati, è passato dall’opposizione al governo regionale, nonostante avesse ferocemente contrastato il presidente Emiliano durante la campagna elettorale.
La replica di Di Gioia fa riferimento al fatto che, dopo il voto regionale, il Movimento 5 Stelle si è alleato con il Governatore Emiliano, concludendo un accordo che ha portato Rosa Barone all’interno della Giunta regionale. Un cambio di rotta significativo, dato che prima delle elezioni, il Movimento si era presentato come oppositore di Emiliano. Questo passaggio viene visto da Di Gioia come un chiaro esempio di quella flessibilità politica che Barone, nelle sue dichiarazioni, sembrava voler criticare.
La discussione, quindi, non si limita a una critica personale ma diventa il riflesso di una più ampia riflessione sulla natura della politica italiana, fatta di alleanze e cambiamenti repentini. Di Gioia, pur riconoscendo i cambiamenti e l’evoluzione delle posizioni politiche, mette in luce come spesso i principi dichiarati in pubblico non sempre si allineino con le scelte concrete. La sua critica si rivolge non solo a una singola persona, ma a un fenomeno diffuso in cui le dinamiche politiche si trasformano rapidamente, spesso allontanandosi dagli impegni presi con gli elettori.
In questo scenario, la questione della fedeltà al simbolo e ai valori originari del proprio partito diventa centrale. Da una parte, Barone difende l’idea di un impegno politico legato a un servizio verso la comunità e i suoi elettori. Dall’altra, Di Gioia mette in guardia contro un’idea di fedeltà che rischia di essere smentita dai fatti e dalle alleanze che si creano dopo il voto. In questo confronto emerge chiaramente la complessità del panorama politico attuale, dove idealismo e pragmatismo si scontrano costantemente, a scapito della coerenza.
Il dibattito, dunque, non riguarda solo i protagonisti della vicenda, ma si estende a una riflessione più ampia su come viene percepita la politica e sulla difficoltà di mantenere saldi i propri principi in un contesto che cambia continuamente.