L’emergenza abitativa a Foggia sta raggiungendo un nuovo punto critico, con decine di famiglie in difficoltà che rischiano di essere sfrattate dalle stanze dell’Opera Pia Lorenzo Scillitani. Questo istituto, un tempo rifugio temporaneo per coloro che si trovavano senza un tetto, è ora al centro di un controverso dibattito che coinvolge il Comune di Foggia e la gestione delle risorse destinate all’emergenza abitativa.
Dal 2020, il Comune ha smesso di pagare i canoni mensili per queste famiglie, lasciandole di fatto abbandonate a sé stesse. Le stanze, destinate a essere una soluzione provvisoria per coloro che avevano perso la casa a causa di sfratti o sgomberi, sono ora una fonte di preoccupazione. Le famiglie, molte delle quali comprendono persone anziane, malate o con gravi problemi economici, sono state sollecitate a coprire di tasca propria i costi dell’alloggio. Tuttavia, gran parte di loro non è in grado di far fronte a questa spesa, accumulando ulteriori debiti e arretrati.
La situazione è divenuta così insostenibile da essere discussa recentemente in Commissione Ambiente e Territorio, su richiesta del consigliere comunale Raffaele Di Mauro. Durante la riunione, è emerso un quadro desolante: gli alloggi dell’Opera Pia, destinati a famiglie vulnerabili, sono in condizioni precarie. La caldaia è rotta, privando gli ospiti dell’acqua calda, e solo di recente è stato ripristinato l’ascensore, dopo mesi di malfunzionamento. Di fronte a questa situazione, il consigliere comunale Claudio Amorese ha suggerito di ascoltare direttamente le famiglie coinvolte, mentre il Dem Lino Dell’Aquila ha richiesto l’acquisizione di tutta la documentazione necessaria per fare luce sulla vicenda.
Le radici di questo problema risalgono a oltre un decennio fa. Nel 2011-2012, durante l’amministrazione Mongelli, la cronica carenza di alloggi popolari e la necessità di rispondere a emergenze abitative improvvise, come gli sgomberi in via della Pietà, costrinsero il Comune a cercare soluzioni temporanee presso l’Opera Pia Scillitani. Inizialmente, il Comune concordò un canone di 250 euro per stanza, una cifra che, seppur contenuta, divenne insostenibile per le famiglie ospitate, una volta che il Comune cessò di erogare i fondi.
Nel corso degli anni, la relazione tra l’Opera Pia e il Comune non è stata priva di tensioni. Già nel 2010, l’Opera Pia citò il Comune in giudizio per il mancato rilascio di un immobile in via Bruno, destinato anch’esso all’emergenza abitativa. La vicenda legale si è protratta fino al 2017, quando i giudici hanno stabilito che, in assenza di disdetta, il contratto di locazione doveva essere considerato rinnovato, con il Comune obbligato a pagare i canoni arretrati.
Le somme dovute dal Comune sono quindi confluite nei debiti fuori bilancio, un fardello che pesa ancor oggi sull’amministrazione locale. A peggiorare la situazione, l’Opera Pia Lorenzo Scillitani è attualmente priva di una guida stabile. L’ultimo commissario, Domenico Di Molfetta, ha rassegnato le dimissioni senza essere sostituito, lasciando l’istituzione in una situazione di stallo amministrativo.
La nuova sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, si trova ora a dover affrontare questo delicato dossier, ereditato da precedenti amministrazioni. La questione è complessa e richiede un intervento rapido e deciso, non solo per salvaguardare le famiglie a rischio sfratto, ma anche per ristabilire una gestione trasparente ed efficace delle risorse pubbliche destinate all’emergenza abitativa. Tuttavia, il tempo stringe e ogni giorno di ritardo potrebbe avere conseguenze drammatiche per le persone coinvolte.