La povertà è una piaga che affligge il Sud Italia da decenni, ma in alcune aree, come la provincia di Foggia, assume contorni ancora più drammatici. L’assenza di opportunità lavorative, la mancanza di infrastrutture e il fallimento delle politiche economiche hanno creato un ambiente di disperazione, soprattutto tra i giovani, costretti a scegliere tra l’emigrazione forzata e la strada della criminalità.
Foggia e la sua provincia rappresentano uno degli esempi più evidenti di questo degrado socio-economico. A fronte di un territorio ricco di storia, cultura e potenzialità agricole, l’occupazione latita. Il settore agricolo, una delle principali risorse locali, è spesso dominato dal caporalato e dallo sfruttamento, una condizione che scoraggia i giovani dal restare e costruire un futuro nella loro terra. E quando mancano il lavoro e la speranza, la fuga diventa una delle poche soluzioni possibili.
Ogni anno, migliaia di giovani foggiani fanno le valigie e lasciano il loro paese natale alla ricerca di un’opportunità migliore al Nord Italia o all’estero. Questa migrazione silenziosa, ma costante, impoverisce ulteriormente il territorio, privandolo di risorse umane e cervelli capaci di guidare una ripresa. Chi resta, invece, si trova spesso intrappolato in un circolo vizioso fatto di precarietà e sfruttamento.
Eppure, per molti giovani, la fuga non è un’opzione praticabile. Per quelli che non possono andarsene, la criminalità diventa una triste alternativa. La mancanza di lavoro e prospettive crea terreno fertile per la diffusione delle attività illecite. Non è un caso che la Capitanata, purtroppo, sia una delle province più segnate dalla criminalità organizzata, con numerose operazioni di polizia che ogni anno mettono in luce la portata del fenomeno.
Questa drammatica realtà è spesso ignorata dalle istituzioni e dai grandi piani di sviluppo, che sembrano non tenere conto delle esigenze di un territorio così fragile. Gli investimenti pubblici sono sporadici, i fondi europei spesso mal gestiti, e le promesse di rilancio restano perlopiù sulla carta. La mancanza di politiche mirate per il lavoro giovanile e lo sviluppo economico non fa che aggravare una situazione già critica.
Ma il vero dramma della provincia di Foggia non risiede solo nella povertà materiale. Esiste una povertà sociale, un senso di abbandono collettivo, una mancanza di speranza che rischia di diventare cronica. La percezione diffusa è che, nonostante i tentativi individuali di resistere e combattere, la società nel suo complesso sia destinata a un declino inesorabile, privo di prospettive reali di miglioramento.
La provincia di Foggia, come tutto il Sud Italia, non ha bisogno di elemosine o progetti a breve termine. Serve un piano di rilancio strutturale, che metta al centro il lavoro e l’innovazione, che valorizzi le risorse locali, e che dia ai giovani una vera opportunità di restare e costruire il loro futuro. Solo così si potrà evitare che intere generazioni continuino a essere schiacciate dalla povertà o, peggio ancora, attratte dalle promesse facili della criminalità organizzata.
Se non si interviene presto e in maniera decisa, il Sud, e in particolare la provincia di Foggia, rischiano di diventare sempre più una terra dimenticata, condannata a un futuro di emarginazione e declino. E questo è un lusso che l’Italia, nel suo complesso, non può permettersi.