La nuova gestione della RSA Santa Maria di Pulsano ha Tagliato i Legami con il Clan Libergolis-Miucci

La Residenza Sanitaria Assistita (RSA) “Santa Maria di Pulsano” di Monte Sant’Angelo, per lungo tempo associata a controversie e ombre di connivenze mafiose, ha recentemente vissuto una svolta decisiva. La struttura, ora sotto la gestione della “R.T.I. Innotec Soc. Coop. Soc. – Santa Chiara Clarissa Società Cooperativa Sociale”, ha finalmente tagliato i legami con un passato oscuro, segnato dalla presenza di figure vicine alla criminalità organizzata locale.

Con l’insediamento della nuova gestione, si è chiuso un capitolo difficile della storia di questa RSA, culminato con l’esclusione delle compagne di due figure di spicco del clan Libergolis-Miucci, Enzo Miucci alias “U’ Criatur” e Matteo Pettinicchio, nomi ben noti alle cronache giudiziarie per i loro legami con la malavita garganica.

La storia della “Santa Maria di Pulsano” è stata segnata da un’intricata rete di legami con il clan Libergolis-Miucci. La struttura, che dovrebbe essere un luogo di cura e assistenza per gli anziani, è stata invece per anni associata a dinamiche criminali e infiltrazioni mafiose. Questo legame è emerso con forza nel 2015, quando la relazione di scioglimento per mafia del Comune di Monte Sant’Angelo evidenziò le preoccupanti connessioni tra la RSA e il clan.

Enzo Miucci, noto come “U’ Criatur”, è un esponente di spicco del clan Libergolis, considerato dagli inquirenti un elemento di notevole spessore criminale. Da tempo attivo nell’organizzazione, Miucci è stato coinvolto in diverse operazioni di polizia, tra cui l’operazione “Rinascimento” del 2013, che lo ha visto condannato a otto anni di reclusione per il suo ruolo nel favorire la latitanza di Giuseppe Pacilli, un altro boss del clan. Negli anni successivi, Miucci è stato nuovamente arrestato per il suo coinvolgimento in operazioni di narcotraffico, confermando la sua influenza all’interno del clan anche durante la detenzione.

Matteo Pettinicchio, stretto collaboratore di Miucci e figura anch’egli associata al clan Libergolis, ha un passato altrettanto torbido. Ritenuto contiguo al contesto criminale dei “Montanari” di Monte Sant’Angelo, Pettinicchio ha accumulato una serie di condanne per reati gravi, tra cui estorsioni, detenzione di armi e favoreggiamento della latitanza. Come Miucci, anche Pettinicchio è stato coinvolto nell’operazione “Rinascimento”, subendo una pesante condanna per i suoi crimini.

Nel 2017, la Prefettura di Foggia intervenne con un’interdittiva antimafia, che colpì la società che all’epoca gestiva la RSA. Questo provvedimento fu il primo passo verso una necessaria bonifica della struttura, finalizzata a rimuovere qualsiasi influenza criminale. L’interdittiva, tuttavia, non bastò a spezzare immediatamente i legami mafiosi che avevano contaminato l’istituzione.

È stato solo con l’entrata in scena della nuova gestione e l’intervento deciso dell’ASL Foggia che si è avviato un cambiamento radicale. Durante una riunione tra l’ASL e la Prefettura, venne stilato un elenco del personale da assorbire nella RSA, nel rispetto della clausola sociale. Questo elenco non comprendeva le compagne di Miucci e Pettinicchio, segnando così la fine del loro coinvolgimento nella struttura.

Nonostante le proteste delle donne, che tentarono di ottenere il reintegro inviando una lettera ai nuovi gestori, la posizione dell’ASL rimase ferma: non c’era spazio per chi aveva legami così stretti con la criminalità organizzata. Questo veto è stato il punto di non ritorno, segnando una svolta importante per la “Santa Maria di Pulsano” e per l’intera comunità di Monte Sant’Angelo.

Il Gargano è una terra dalla bellezza straordinaria, ma anche da decenni martoriata da faide e guerre tra clan. La faida tra le famiglie Libergolis e Primosa-Basta-Alfieri, iniziata negli anni ’90, ha lasciato una scia di sangue e morte, influenzando profondamente il tessuto sociale ed economico della regione. In questo contesto, Enzo Miucci è emerso come uno degli “astri nascenti” della criminalità locale, capace di stringere alleanze con la “Società Foggiana” e persino con la ‘ndrangheta calabrese, come dimostrato dalle inchieste recenti.

Matteo Pettinicchio, suo fedele braccio destro, ha seguito una parabola simile, diventando un elemento di rilievo nel clan. Entrambi sono stati arrestati in più occasioni, ma nonostante questo, hanno continuato a esercitare la loro influenza sul territorio, compreso il controllo su attività apparentemente legali come la gestione della RSA di Monte Sant’Angelo.

La nuova gestione della RSA “Santa Maria di Pulsano” rappresenta un segnale positivo di rinascita. Con l’esclusione delle compagne di Miucci e Pettinicchio, si cerca di restituire alla struttura la sua missione originaria: prendersi cura degli anziani, lontano da influenze mafiose e criminali.

L’aggiudicazione dell’appalto alla “R.T.I. Innotec Soc. Coop. Soc. – Santa Chiara Clarissa Società Cooperativa Sociale” è un passo avanti nella direzione giusta. La scelta della nuova società, che ha proposto l’offerta economicamente più vantaggiosa, segna l’inizio di una gestione trasparente e orientata al bene comune, con un contratto di sessanta mesi e la possibilità di una proroga di ulteriori dodici.

La storia della RSA “Santa Maria di Pulsano” è un esempio emblematico di come la criminalità organizzata possa insinuarsi in ogni ambito della vita pubblica, anche in luoghi destinati alla cura e al supporto delle persone più fragili. Ma è anche una testimonianza del fatto che con la volontà politica e l’intervento delle istituzioni, è possibile spezzare questi legami e ripristinare la legalità.

Monte Sant’Angelo, una comunità che ha sofferto a lungo sotto il peso della criminalità organizzata, può oggi guardare con un po’ più di speranza al futuro. La rimozione delle compagne di Miucci e Pettinicchio dalla RSA è un piccolo, ma significativo, passo verso la costruzione di una società più giusta e libera dalle influenze criminali. Tuttavia, la strada è ancora lunga e richiede l’impegno continuo di tutte le istituzioni e della società civile per garantire che la legalità prevalga definitivamente sul malaffare.