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Non ci sono le prove, il movente è "evanescente". Per questo la Corte d'Assise d'Appello di Roma il 12 luglio ha assolto gli imputati nel processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. ''Questa Corte ritiene di non avere le prove della colpevolezza degli odierni imputati, e sa che una sentenza di colpevolezza sarebbe costruita su fondamenta instabili'', si legge nella motivazione della sentenza di secondo grado nel processo a carico del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, e la moglie Annamaria, i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. ''Non vi è certezza che la barbara uccisione della povera Serena sia avvenuta nella caserma dei Carabinieri di Arce: non è certo che la ragazza sia entrata in quel luogo, non è certo che sia stata scagliata contro la porta, ancora più incerto è che la seconda parte dell'aggressione alla sua persona (quella, letale, dell'imbavagliamento e dell'asfissia) sia avvenuta nella stessa stazione'', scrivono i giudici. Manca la prova del movente che si è rivelato ''evanescente'' e il ''compendio probatorio complessivamente insufficiente e contraddittorio, impedisce di individuare gli imputati Mottola, o alcuno di loro, quali responsabili dell'omicidio di Serena Mollicone', secondo le motivazioni. ''Questa Corte non ignora che, nel corso dei lunghi anni trascorsi dopo la morte di Serena, si sia progressivamente radicata in larga parte dell'opinione pubblica la convinzione della responsabilità degli odierni imputati. Ma il convincimento del giudice non può e non deve fondarsi sui sondaggi o sugli umori popolari'', aggiungono i giudici. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)