Senza nazionalità e senza cittadinanza, a 32 anni ‘prigioniera’ dell’Italia: la storia

(Adnkronos) – L'immigrazione, questa volta, c'entra poco o nulla. E' nata in Italia, ad Albano laziale, da due genitori di nazionalità serba entrambi nati in Italia. E' cresciuta in due diverse case famiglia, dopo la morte del padre. Oggi, a 32 anni, ha un compagno e un figlio italiani ma è rimasta senza nazionalità e senza cittadinanza, 'prigioniera' in Italia perché non ha documenti con cui poter uscire dai nostri confini. E' la storia dai contorni surreali di Suada Hadzovic. L'Adnkronos la racconta ricostruendo, attraverso i documenti in suo possesso, le tappe di un percorso di vita reso ancora più difficile dal cortocircuito di una burocrazia che non riesce a sanare un evidente paradosso.  Suada Hadzovic nasce ad Albano laziale il 21 ottobre 1992, da due genitori stranieri di origini slave ma anche loro nati in Italia. Il padre, nato il 10 ottobre 1975 sempre ad Albano laziale e di nazionalità serba, muore il 16 ottobre del 2000, quando Suada ha 8 anni. La madre, sempre di nazionalità serba e nata a Torino il 29 luglio del 1975, decide alla morte del padre di affidare Suada a una casa famiglia, la Comunita 21 marzo di Terracina. Da questo momento, entra in gioco come tutrice legale un assistente sociale. Quando ha 14 anni, Suada viene trasferita in un'altra casa famiglia, la Comunità Domus Bernadette, a Roma.  Al compimento del diciottesimo anno di età, in base alla legge 91 del 5 febbraio del 92, Suada avrebbe avuto il diritto di diventare cittadina italiana presentando una semplice dichiarazione di volontà all'Ufficio di Stato Civile del comune di Roma. Il problema è che il Comune di Roma non manda la relativa comunicazione nei sei mesi precedenti, come avrebbe dovuto fare in base all'art. 33 della legge 98/2013, e la tutrice legale non informa Suada di questa possibilità. La conseguenza è che al compimento del diciannovesimo anno di età la ragazza perde il diritto alla cittadinanza.  Nel 2010 Suada ottiene il suo primo permesso di soggiorno in cui viene erroneamente indicata la cittadinanza serba, deducendola evidentemente dalle origini dei genitori. E qui c'è l'altro snodo chiave della vicenda. Perché la Serbia, come risulta dalla comunicazione ufficiale dell'Ambasciata serba in Italia, dichiara esplicitamente che Suada Hadzovic non è cittadina serba. Del resto, non ha mai messo piede in Serbia ed è vissuta in Italia fin dalla sua nascita.  Suada, quindi, non è cittadina italiana e non è cittadina serba. E si trova a 32 anni nell'incredibile posizione di chi non si può muovere dall'Italia, perché priva di passaporto e con una carta d'identità che continua a recitare la dicitura 'non valida per l'espatrio'.  Nel corso degli anni, Suada e i legali ai quali si è rivolta tentano diverse strade, incluse la richiesta di cittadinanza per residenza e la richiesta dello status di apolide. Ma tutte le istanze si infrangono su sentenze di Tribunale che non indicano mai una soluzione al problema. "Fatto sta che mi ritrovo a 32 anni prigioniera di un Paese, in cui sono nata e in cui vivo da sempre, che non mi riconosce come cittadina e che sostiene io sia cittadina di un altro Stato in cui non ho mai messo piede", sintetizza con amarezza, in attesa di rivolgersi al prossimo legale e di fare l'ennesimo tentativo per uscire dalla sua condizione di ostaggio.  “La storia di Suada Hadzovic è paradossale ma purtroppo è un effetto di questa legge sulla cittadinanza obsoleta e crudele, per cui una persona nata in Italia da genitori stranieri può diventare addirittura apolide" dice all'Adnkronos il segretario di Più Europa, Riccardo Magi. "Una legge vecchia di 30 anni che non rispecchia la realtà italiana e che contiene anche inutili ostacoli quasi sadici nei confronti delle persone nate in Italia”. “L'obbligo di presentare domanda necessariamente tra i 18 e i 19 anni, altrimenti se ne perde la facoltà, è semplicemente folle. Anche per cominciare a cambiare la legge sulla cittadinanza ed evitare altri casi come quello di Suada abbiamo promosso il referendum sulla cittadinanza e il successo della raccolta firme dà enorme speranza”. “Visto che questo governo non ha alcuna intenzione di mettere mano alla norma, e che per via parlamentare lo Ius Italiae di Tajani e Forza Italia è già morto, il referendum cittadinanza è l’unico strumento a disposizione per cambiare una legge ingiusta e anacronistica”, conclude Magi. (Di Fabio Insenga) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)